
Nel panorama cinematografico contemporaneo, ci sono opere che, purtroppo, a causa di dinamiche di mercato, non riescono a trovare il giusto spazio e riconoscimento. È questo il caso del film "Di là dal fiume", diretto da Paula Ortiz e uscito nel 2022. La pellicola, che trae ispirazione dall'ultimo romanzo di Ernest Hemingway, "Di là dal fiume e tra gli alberi", offre una miscela di elementi che la rendono unica, ma che, per diversi motivi, ha faticato a trovare la sua audience, arrivando in sala solo ora grazie a Pfa Films in collaborazione con L'Altro film. Negli Stati Uniti, invece, è già disponibile in streaming su piattaforme come Prime Video e Apple TV+.
Un viaggio nella Venezia crepuscolare
Il film è ambientato nella Venezia di un'epoca passata, una città che, con i suoi canali e la sua architettura storica, diventa quasi un personaggio a sé stante. La Venezia che vediamo è crepuscolare, avvolta in un'atmosfera di malinconia e riflessione, un riflesso dello stato d'animo del protagonista, Richard Cantwell, interpretato da Liev Schreiber. Cantwell è un colonnello dell'esercito americano, un uomo di 51 anni che porta sul volto i segni di una vita vissuta nel conflitto e nella sofferenza. La sua espressione, dura e tesa, racconta di un destino pesante, di una "morte cucita addosso" che lo accompagna in ogni passo del suo cammino.
La complessità di Richard Cantwell
La figura di Richard è centrale nella narrazione: non è solo un militare decorato, ma un uomo profondamente malato, che si trova a confrontarsi con un passato tormentato. La malattia, sia fisica che emotiva, lo costringe a un viaggio interiore e spaziale, una ricerca disperata di significato e di riconciliazione con una vita che pare essergli sfuggita. Le immagini di Venezia, girate durante il periodo della pandemia di COVID-19, amplificano il senso di isolamento e di introspezione che caratterizza la sua esistenza.
L'incontro con Renata Contarini
In questo contesto, entra in scena Renata Contarini, interpretata dall'attrice italiana Matilda De Angelis. Renata è una giovane contessina, indolente e inquieta, che vive in un palazzo nobiliare con la madre, interpretata da Laura Morante. La sua presenza rappresenta una luce, una possibilità di riscatto per Cantwell, ma allo stesso tempo è anche un richiamo ai fantasmi del passato. La relazione tra i due personaggi è effimera, un incontro che avviene in un momento di fragilità e vulnerabilità. Si sfiorano, si frequentano, ma il cuore di Richard è troppo torbido, troppo invernale, per permettere a una nuova gioia di fiorire.
Temi e simbolismi
Il film di Ortiz non è solo una storia d’amore, ma esplora temi profondi come la perdita, la memoria e il rimpianto. Il legame tra Cantwell e Renata diventa così un simbolo della ricerca di connessione umana in un mondo in cui la guerra e il dolore sembrano aver preso il sopravvento. Attraverso i dialoghi e le interazioni tra i due protagonisti, si percepisce il peso di un passato che non può essere ignorato, un passato che continua a influenzare il presente.
La sceneggiatura di "Di là dal fiume" è arricchita dalla prosa di Hemingway, che funge da filo conduttore tra le vite dei personaggi. L’ultimo romanzo dello scrittore americano, pubblicato nel 1950, riflette sull’amore, la vita e la morte, tematiche che si intrecciano perfettamente con le esperienze di Cantwell e Renata. La scrittura di Hemingway è caratterizzata da un realismo crudo e da una profonda introspezione, elementi che Ortiz riesce a tradurre in immagini e situazioni, rendendo il film un omaggio non solo all’autore, ma anche alla fragilità umana.
In definitiva, "Di là dal fiume" è un film che merita di essere visto, non solo per la sua qualità artistica, ma anche per la sua capacità di toccare le corde più profonde dell'animo umano. La performance intensa di Liev Schreiber e la freschezza di Matilda De Angelis si intrecciano in un balletto emotivo che tiene incollati gli spettatori, invitandoli a riflettere sulle proprie esperienze e sui propri legami.