Il regista britannico Danny Boyle, vincitore del premio Oscar, torna a un universo cinematografico che ha affascinato e terrorizzato il pubblico con il suo nuovo film "28 anni dopo". Questo horror thriller distopico è un seguito diretto del suo celebre "28 giorni dopo" (2002), un film che ha ridefinito il genere zombie, introducendo una narrazione caratterizzata da una profonda angoscia sociale e una critica al mondo contemporaneo. Insieme allo sceneggiatore Alex Garland, Boyle affronta nuovamente il tema della rabbia e dei nazionalismi, elementi che risuonano con forza nell'attualità.

Un cast di stelle e una trilogia ambiziosa

Il film, in arrivo nelle sale il 18 giugno, vede protagonisti attori di spicco come Jodie Comer, Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes e la giovane rivelazione Alfie Williams. Questa nuova pellicola non solo si distacca dal sequel del 2007, diretto da Juan Carlos Fresnadillo, ma si propone come il primo capitolo di una trilogia ambiziosa. Il secondo film, già in fase di produzione e diretto da Nia DaCosta, ha come obiettivo un’uscita prevista per l'inizio del 2026, con la partecipazione di Cillian Murphy, che ha recitato nel primo capitolo e ora ricopre il ruolo di produttore esecutivo.

Ispirazioni e tematiche attuali

Boyle ha spiegato che il ritorno a questo universo narrativo è stato ispirato da una serie di eventi e tendenze sociali contemporanee. "Abbiamo lavorato a diverse idee per un seguito," ha dichiarato durante una conferenza stampa a Roma. "Quando ci è arrivata la scintilla per questa storia, è stato esaltante. È un racconto molto più ampio di quanto si possa immaginare, sull'esperienza di anni nel tentare di salvarsi." Tra le principali ispirazioni per la trama ci sono:

  1. I nazionalismi sempre più evidenti nel mondo moderno.
  2. La rabbia crescente che sembra aver preso piede nella società.
  3. Le esperienze vissute durante e dopo la pandemia di Covid-19.

La pandemia ha avuto un impatto profondo sulla nostra vita quotidiana, costringendoci a riflettere su temi di isolamento, paura e vulnerabilità. Boyle ha sottolineato come il periodo post-Covid abbia messo in luce la necessità di "ricominciare a correre rischi, a vivere". Queste tematiche si riflettono nel film, dove la Gran Bretagna è rappresentata come un paese sotto una rigorosa quarantena, isolata dal resto del mondo.

La trama e le dinamiche familiari

Nel film, un gruppo di sopravvissuti vive su un'isola, protetta da una società che ricorda una tribù, con leggi e regole rigorose. Jamie, interpretato da Aaron Taylor-Johnson, è un cacciatore che porta il figlio dodicenne, Spike, sulla terraferma per la sua prima esperienza di caccia agli infetti. Tuttavia, questa avventura si trasforma in una scoperta di segreti che porteranno Spike a ribellarsi alle regole imposte dalla madre, interpretata da Jodie Comer. Questa dinamica familiare riflette le tensioni presenti nella società contemporanea, dove i giovani si trovano a confrontarsi con un mondo che sembra sempre più ostile e imprevedibile.

Il film "28 anni dopo" non è solo un sequel, ma un'opera che si inserisce in un dibattito più ampio sulle conseguenze delle scelte individuali e collettive in un’epoca di crisi. Con un mix di tensione, azione e riflessione, Boyle e Garland ci invitano a considerare come possiamo affrontare le nostre paure e i nostri risentimenti, e come possiamo lavorare insieme per una società più coesa e solidale.

Il ritorno di Boyle al mondo di "28 giorni dopo" rappresenta quindi non solo un'opportunità di rivisitare un classico del cinema horror, ma anche un'occasione per esplorare le complessità del nostro tempo attraverso la lente della narrativa distopica. Con l'uscita del film e il suo potenziale impatto, ci troviamo di fronte a una riflessione necessaria su ciò che significa essere umani in un mondo in continua evoluzione.

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