Il Festival del Cinema di Roma ha accolto il film "40 secondi" di Vincenzo Alfieri, un'opera che affronta con incisività la tragica vicenda dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte, avvenuto a Colleferro nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020. Questa pellicola non si limita a narrare un fatto di cronaca, ma esplora le drammatiche ventiquattro ore precedenti alla sua morte, un evento che ha scosso l'Italia e riacceso il dibattito sulla violenza giovanile e sul rispetto per la vita umana.

"40 secondi" è ispirato al romanzo d'inchiesta di Federica Angeli, intitolato "40 secondi. Willy Monteiro Duarte. La luce del coraggio e il buio della violenza". Il film, che sarà distribuito nelle sale italiane il 19 novembre 2023 da Eagle Pictures, è frutto di un lavoro di squadra che ha coinvolto attori professionisti e giovani selezionati tramite un "street casting". Tra i nomi noti del cast spiccano Francesco Gheghi, Enrico Borello, Francesco Di Leva, Maurizio Lombardi e Sergio Rubini, insieme a nuovi volti come Justin De Vivo, che interpreta il ruolo di Willy.

la visione del regista

In conferenza stampa, Vincenzo Alfieri ha condiviso i suoi iniziali dubbi riguardo alla realizzazione del film, consapevole che la storia di Willy era già stata raccontata in molteplici occasioni. Tuttavia, ha deciso di affrontare la narrazione con l'intento di dare voce a un ragazzo che ha scelto di non rimanere indifferente in un contesto sociale caratterizzato dalla violenza e dall’indifferenza. “C'è un'umanità, come quella di Willy, che va raccontata”, ha affermato Alfieri, sottolineando l'importanza di rappresentare storie che possano ispirare e far riflettere.

una narrazione autentica

Il film non si limita a raccontare l’omicidio, ma cerca di esplorare le dinamiche che hanno portato a quel tragico evento, offrendo uno spaccato della vita quotidiana dei protagonisti e delle loro interazioni. I personaggi, interpretati dagli attori del cast, sono stati costruiti con attenzione per restituire una rappresentazione autentica della realtà. Enrico Borello, uno degli attori, ha dichiarato che il lavoro di Alfieri ha dato vita a relazioni genuine all'interno del set, dove non esistevano gerarchie, ma solo un gruppo di persone unite da un obiettivo comune: raccontare una storia che meritava di essere ascoltata.

Nel film, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, interpretati da Giordano Giansanti e Luca Petrini, sono rappresentati con una complessità che va oltre la loro condanna e il loro attuale stato in carcere. Alfieri ha voluto mettere in luce non solo l'atto di violenza, ma anche le conseguenze umane e sociali che ne derivano, cercando di stimolare una riflessione profonda su cosa significhi vivere in una società che spesso ignora le urla di dolore e di denuncia.

l'importanza del messaggio

Francesco Di Leva ha descritto la sua partecipazione al progetto come un’impresa inevitabile. “Esistono film che non si scelgono per il ruolo che si interpreta, ma per il messaggio che si porta avanti”, ha dichiarato, evidenziando l’importanza di schierarsi e di utilizzare il cinema come mezzo per esprimere valori e credenze personali. Il film di Alfieri, con la sua narrazione cruda e realistica, si propone di fare proprio questo: non solo raccontare una storia, ma anche scuotere le coscienze e invitare a un cambiamento.

Roberto Proia, produttore del film e noto per il suo lavoro su "Il ragazzo dai pantaloni rosa", ha messo in evidenza l'urgenza di portare storie come quella di Willy sul grande schermo. “C'è un pubblico che desidera storie che urlano per essere raccontate”, ha detto, sottolineando come eventi tragici come l’omicidio di Willy non debbano mai più accadere. Proia ha anche riflettuto sull'importanza del cinema come strumento di cambiamento sociale, evidenziando che, sebbene i film non possano cambiare la realtà, possono contribuire a una maggiore consapevolezza delle problematiche contemporanee.

La pellicola si propone quindi di essere un faro di luce in un mare di ombre, un'opera che invita a riflettere sulla violenza e sulle sue conseguenze, ma anche sul coraggio di chi sceglie di opporsi a essa. Con una narrazione intensa e un approccio quasi documentaristico, "40 secondi" ambisce a coinvolgere il pubblico in un viaggio emozionale che non lascia indifferenti e che invita a una profonda riflessione su temi cruciali per la nostra società.

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