L'Amleto messo in scena al Teatro Carignano di Torino fino al 26 ottobre 2023 rappresenta un evento significativo per il Teatro Stabile, che celebra il suo settantesimo anniversario. Questa produzione, diretta dal talentuoso Leonardo Lidi, si configura come un'opera audace e innovativa, capace di catturare l'attenzione del pubblico contemporaneo. Non solo per la sua rilevanza storica, ma anche per la sua capacità di reinterpretare uno dei testi più iconici di William Shakespeare.

Un'interpretazione audace di Amleto

Lidi, insieme al drammaturgo Diego Pleuteri, ha scelto di non limitarsi a una semplice riproposizione di questo classico, ma di esplorare nuove strade. La versione proposta si colloca a metà tra il rispetto della tradizione e la reinvenzione radicale. I temi fondamentali dell'opera, come la vendetta, il dubbio e la follia, vengono mantenuti, ma accompagnati da una riscrittura che rende il linguaggio più incisivo e diretto. Alcuni tra i monologhi più celebri di Amleto vengono omessi, dando spazio a un dialogo che si fa più immediato e, talvolta, persino comico.

Un Amleto vivo e palpabile

Il risultato è un Amleto che si presenta come un personaggio vivo e palpabile, capace di dialogare con il pubblico moderno senza tradire la sua essenza originale. I personaggi, vestiti e truccati come clown, si muovono in un contesto che richiama il circo, evocando una dinamica di gioco e dolore. La leggerezza apparente delle loro azioni cela, tuttavia, una realtà ben più profonda, intrisa di morte, inganni e solitudine. Il climax della rappresentazione si raggiunge quando, nel finale, il trucco svanisce e il volto di Amleto rivela la cruda verità della situazione: di fronte alla morte, le finzioni non hanno più alcun valore.

La centralità della parola teatrale

La centralità della parola teatrale emerge con forza nella visione di Lidi. Una delle frasi più evocative, "Trattali bene gli attori, perché sono l'essenza di un'epoca", diventa un invito al pubblico a partecipare attivamente, a prendere parte a un rito collettivo che celebra il teatro come luogo di vita e di politica. In questo contesto, la celebre affermazione "Il teatro è la trappola per catturare la coscienza del re" acquista un significato amplificato: il palcoscenico non è solo uno spazio di rappresentazione, ma diventa un mezzo per svelare verità nascoste e interrogare le coscienze.

L'interpretazione di Mario Pirrello

La figura di Mario Pirrello nel ruolo di Amleto rappresenta un'interpretazione che si discosta dall'iconografia tradizionale del giovane principe tormentato. Pirrello offre un ritratto di un Amleto adulto, capace di una riflessione lucida e profonda, mescolando l'introspezione con la follia apparente. La sua apparizione, caratterizzata da una parrucca e un trucco marcato, mentre si arrampica su un trampolino affacciato sulla platea, trasforma lo spettatore in un partecipante attivo, coinvolto emotivamente nell'azione scenica.

Un momento emblematico della performance è rappresentato dall'invito a due spettatori a salire sul palco, un gesto che infrange la quarta parete e sottolinea l’idea che il teatro, in questa visione, è un gioco collettivo. Questa interazione crea un'atmosfera elettrica, in cui il confine tra attore e spettatore si dissolve, rendendo l'esperienza teatrale ancora più immersiva e coinvolgente.

Leonardo Lidi non nasconde le sue intenzioni provocatorie, affermando che il suo spettacolo sarà "divisivo". Questa affermazione non è solo una dichiarazione di intenti, ma un riconoscimento della complessità di Amleto come opera. Lidi sottolinea che "Amleto non può essere una carezza", suggerendo che la rappresentazione di una tragedia così profonda e complessa non può prescindere da una certa dose di conflitto e di sfida nei confronti delle aspettative del pubblico.

La direzione di Lidi si configura quindi come un invito a riflettere su temi universali e sempre attuali, come l’incertezza e la fragilità dell’esistenza umana. L'Amleto di Lidi diventa così un'opera che, pur mantenendo il legame con la tradizione, è capace di rinnovarsi e di parlare in modo efficace alla contemporaneità, rendendo omaggio al Teatro Stabile e al suo lungo percorso artistico, che continua a evolversi e a sorprendere il pubblico.

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