
Sergio Castellitto si presenta all'incontro stampa del Filming Italy Sardegna Festival 2025 con un'espressione che mescola tensione e relax. Reduce dal set di "Gentlemen 2", la serie cult diretta da Guy Ritchie, l'attore romano non si tira indietro di fronte a temi scottanti. Tra i molteplici argomenti affrontati, spicca la controversa questione dei finanziamenti pubblici a Kaufmann, il suo passato al Centro Sperimentale di Cinematografia e le sue riflessioni sul futuro del cinema italiano, il politicamente corretto e la carriera del figlio Pietro.
L'esperienza in "Gentlemen 2"
In merito alla sua esperienza in "Gentlemen 2", Castellitto afferma: "Interpreto un mafioso piuttosto colto e con una sua etica, e tutto questo è accompagnato da un umorismo molto british che mi ha colpito." La serie, attesa con grande interesse dai fan del genere, promette di mescolare azione e ironia, come da tradizione del regista inglese.
La controversia di Kaufmann
Passando a temi più gravi, Castellitto affronta la vicenda di Francis Kaufmann. "Se non fosse una tragedia, sarebbe una commedia. Non mi sento di dire altro", afferma l'attore, sottolineando l'inquietudine di una situazione che, secondo lui, potrebbe ripetersi. "Se è successo una volta, è probabile che sia già successo altre dieci volte. La burocrazia, le sue leggi hanno una loro logica e diabolicità. Ho vissuto un anno infernale al Centro Sperimentale, e posso dire che è un sistema complesso e spesso frustrante." La questione dei finanziamenti pubblici al cinema italiano è di vitale importanza, soprattutto in un periodo in cui si discute su come supportare le nuove generazioni di cineasti.
Castellitto critica il fatto che i fondi statali vengano talvolta assegnati a progetti discutibili. "Le migliori storie si raccontano con due righe, come quella di un assassino che si spaccia per regista e ottiene oltre 800.000 euro per una sceneggiatura d'amore." La sua frustrazione è palpabile quando parla della necessità di promuovere opere prime e seconde, e di favorire i giovani talenti del cinema. "Mentre si discuteva tanto, il cinema si autodistruggeva", aggiunge, evidenziando un problema sistemico che affligge l'industria cinematografica.
Riflessioni sul futuro del cinema
Non manca il riferimento alla proposta di Pupi Avati di istituire un ministero del cinema. Castellitto risponde con ironia: "Allora perché non crearne uno anche per il teatro o le arti visive? Pupi, da quel gigante che è, ha capito meglio di tanti la situazione di crisi in cui ci troviamo." L'attore sembra suggerire che la soluzione non sia solo nell'istituzione di nuovi ministeri, ma in un ripensamento globale della cultura e del sostegno statale.
Il tema del politicamente corretto è un altro punto caldo per Castellitto. "Non è solo il cinema a esserne danneggiato, ma la vita stessa. Negli anni '60 e '70 eravamo sicuramente più buoni. Oggi assistiamo a un indurimento dei rapporti umani." La sua riflessione si fa più incisiva quando parla di un "indurimento" delle relazioni e di un' "estremizzazione feroce" che considera una forma di fascismo.
Riguardo al suo rapporto con il figlio Pietro, Castellitto rivela: "Ho sempre creduto in lui, anche quando era adolescente. Ho sempre avuto l'intuizione di un suo grande talento, sebbene un po' caotico. Fortunatamente, è rimasto caotico, ma ora riesce a gestirlo." Questa ammirazione per il talento del figlio è evidente, e Castellitto si dice orgoglioso della libertà creativa che Pietro riesce a esprimere nel suo lavoro.
In conclusione, tornano i progetti futuri di Castellitto, che parla con entusiasmo della seconda stagione di "Storia della mia famiglia", disponibile su Netflix. "Interpreto una sorta di conte Max, un uomo di grande umanità. La prima serie era ben scritta, ma anche in questa ci sono elementi divertenti e malinconici." Dopo un anno come presidente del Centro Sperimentale, un'esperienza che definisce "faticosa e complessa", Castellitto sembra finalmente pronto a tornare a lavorare a tempo pieno nel mondo del cinema. "Non avevo mai sperimentato quella macchina del fango, quel meccanismo doloroso, ma ho capito che dovevo mollare."
In un panorama cinematografico in continua evoluzione, la voce di Sergio Castellitto si fa sentire forte e chiara, pronta a mettere in discussione le dinamiche di un settore che ha bisogno di rinnovamento e coraggio. Con il suo approccio critico e la sua esperienza, l'attore e regista romano continua a essere una figura centrale nel dibattito sul futuro del cinema italiano.