
L'incontro tra archeologia e mito si concretizza nella mostra "Magna Mater tra Roma e Zama", inaugurata al Parco archeologico del Colosseo. Questo affascinante progetto internazionale, che durerà fino al 5 novembre, offre un'opportunità unica di esplorare le origini e le trasformazioni del culto della Grande Madre, venerata per oltre un millennio in diverse culture, tra cui quella anatolica, greca e romana. Grazie alla collaborazione tra il Parco e l'Institut National du Patrimoine Tunisien, l'esposizione si propone di mettere in luce l'importanza storico-culturale di questo culto, che continua a suscitare curiosità e interesse.
Le origini del culto della Grande Madre
Il culto della Magna Mater ha radici profonde, risalenti al culto frigio, che ottenne un'affermazione ufficiale a Roma nel 204 a.C. Questo evento, sancito da un responso dei Libri Sibillini, suggerì il trasferimento dell'immagine della dea da Pessinunte al Palatino. Tale adozione non solo segnò l'inizio di un nuovo capitolo nel culto della Grande Madre, ma trasformò anche la figura della dea in un simbolo di salvezza e rigenerazione per l'Urbe. Il Palatino, sede della religione di stato, divenne un luogo di culto monumentale, subendo significativi interventi architettonici in epoca augustea e nei secoli I e II d.C.
L'evoluzione del culto in epoca imperiale
In epoca imperiale, il culto della Magna Mater si arricchì ulteriormente, assumendo un profilo sociale complesso per i sacerdoti a lei dedicati. Ecco alcuni aspetti significativi:
- Contributo di nobili e liberti imperiali: Non solo i nobili, ma anche i liberti imperiali iniziarono a lasciare iscrizioni votive.
- Crescente connessione con il potere centrale: Questo legame evidenziava la persistenza del culto, che continuò a prosperare a Roma anche con l'ascesa del cristianesimo.
Il ruolo cruciale di Zama
La Tunisia, con il sito di Zama, gioca un ruolo cruciale in questo contesto. Zama è famosa non solo per la battaglia della seconda guerra punica, ma anche per essere stata la capitale della Numidia. La romanizzazione della regione avvenne senza particolari contrasti, rendendo Zama un punto nevralgico per comprendere le dinamiche culturali e religiose tra Roma e le sue province. Tarek Baccouche, Direttore dell'Istituto nazionale del Patrimonio di Tunisi, sottolinea come la mostra offra un mosaico di dati scientifici e patrimoniali sul sito di Zama, frutto della cooperazione culturale tra Italia e Tunisia nell'ambito del Piano Mattei per l'Africa.
Il percorso espositivo, concepito come un viaggio immersivo nella storia della Grande Madre, evidenzia il legame simbolico e religioso tra il santuario africano di Zama e quello romano del Palatino. Una sezione di particolare interesse è allestita nel Tempio di Romolo, dove sono esposte per la prima volta opere provenienti dagli scavi di Zama Regia, testimoniando la presenza del culto della dea nel Nord Africa romano.
La mostra "Magna Mater tra Roma e Zama" non solo esplora il passato, ma invita a riflettere su esperienze religiose i cui valori e significati restano attuali per tutte le culture affacciate sul Mediterraneo. Attraverso questa esposizione, si evidenzia l'importanza della diplomazia culturale tra Italia e Tunisia, dimostrando come la valorizzazione del patrimonio condiviso possa diventare un efficace strumento di dialogo e sviluppo sostenibile.