Roberto Saviano ha catturato l'attenzione di un vasto pubblico al Festivaletteratura di Mantova, dove è stato accolto con entusiasmo. Durante un dialogo con la scrittrice Teresa Ciabatti, Saviano ha condiviso una riflessione profonda sulla bontà e sulla giustizia, affermando: "Credo nella bontà, come il protagonista di 'Vita e destino' di Vasilij Grossman, perché è misurabile subito e la giustizia ha deluso". Questa affermazione ha suscitato domande e riflessioni tra gli astanti, ponendo interrogativi sulla nostra esistenza e le scelte quotidiane.

La bontà e la giustizia secondo Saviano

Saviano approfondisce il concetto di bontà, spiegando che, secondo Grossman, ciò che rimane alla fine della vita è proprio la bontà, un elemento che non può essere considerato come una costante. Questa riflessione invita a considerare le scelte che facciamo e il modo in cui interagiamo con il mondo e con gli altri.

L'autore non nasconde le difficoltà del suo mestiere, affermando: "Il nostro lavoro non è uno spazio felice. Il giornalismo è una fogna e ti viene da fare atti di crudeltà, ma mi sforzo di non diventare come quelli che ho intorno a me". La sua analisi del potere e della narrazione evidenzia la responsabilità etica di chi racconta le storie, specialmente in contesti complessi come quello della criminalità organizzata.

L'amore e la criminalità

Saviano ha parlato anche del suo ultimo romanzo, "L'amore mio non muore" (Einaudi Stile Libero), che narra una storia d'amore tragica tra Rossella Casini, una giovane studentessa, e Francesco Frisina, legato alla ‘ndrangheta. In questo contesto, ha dichiarato: "Grazie a Rossella mi sono chiesto: 'il mio essere diffidente sarà vero che fa vivere meglio?'". La protagonista rappresenta una visione dell'amore capace di accogliere la luce e le persone, sottolineando l'importanza della scelta di amare come forma di resistenza e scoperta.

Durante l'incontro, il tema dell'amore è stato esplorato anche in relazione alla criminalità. Saviano ha affermato che l'amore può essere visto come una forma di conoscenza che permette di comprendere meglio il mondo. Ha sottolineato: "Nel momento in cui tu ami, lo sguardo che hai sul mondo non ti può essere sottratto", evidenziando il potere salvifico e trasformativo dell'amore.

La responsabilità del racconto

Ciabatti ha condiviso la sua esperienza con un ex boss della camorra, Giuseppe Misso, rivelando come questo incontro l'abbia portata a riflettere sul significato di essere un boss. Ha spiegato che il suo libro esplora ciò che un boss potrebbe dire tra le righe, dando voce a un mondo spesso inaccessibile.

Saviano ha commentato la difficoltà di scrivere sulla mafia e sulla camorra, sottolineando che ciò che viene pubblicato dopo di lui è spesso "annacquato". Ha affermato che occuparsi di queste tematiche crea un sospetto costante su di sé, rendendo difficile affrontare la diffidenza. Ha detto: "Quando a Buscetta chiedono 'quanti morti?' risponde 'non posso rispondere perché ci sono indagini in corso', ma non è vero. Dei morti non si parla, è come parlare di sesso".

L'evento ha riscosso un grande successo, confermando la rilevanza delle riflessioni di Saviano e Ciabatti. La giornata è stata segnata anche dall'intervento del giornalista e scrittore arabo Omar El Akkad, che ha toccato profondamente il pubblico, ricevendo una standing ovation di sette minuti.

In un contesto in cui il dibattito sulla giustizia e sull'amore si intreccia con le ombre della criminalità organizzata, le parole di Saviano e Ciabatti risuonano come un invito a riflettere sulla complessità delle relazioni umane e sulle scelte morali che ci definiscono.

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