
Nel 1952, il regista Giuseppe De Santis, uno dei padri del neorealismo italiano, presentò al pubblico un'opera che avrebbe segnato un'epoca: "Roma ore 11". Questo film è ispirato a un tragico evento realmente accaduto il 15 gennaio 1951, quando un crollo in una palazzina di Via Savoia a Roma provocò la morte di una giovane donna e ferì circa ottanta ragazze. Queste ultime erano in fila per partecipare a un colloquio di lavoro per un posto da dattilografa, un simbolo delle difficoltà che le donne affrontavano nel mondo del lavoro dell'epoca. L'incidente colpì profondamente l'opinione pubblica, rivelando le condizioni sociali e lavorative di un'Italia in fase di ricostruzione.
A distanza di oltre settant'anni, "Roma ore 11" torna a far parlare di sé grazie a un restauro che sarà presentato in anteprima mondiale nella sezione Venezia Classici della Mostra del Cinema di Venezia, che si svolgerà dal 27 agosto al 6 settembre 2023. Il restauro è frutto di una collaborazione tra il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale e Titanus Spa, rappresentando un'opportunità imperdibile per riscoprire un film che ha saputo affrontare temi considerati scomodi per l'epoca.
il crollo di via savoia e le sue conseguenze
Il crollo di Via Savoia è un episodio che riflette le difficoltà economiche e sociali che molte donne italiane vivevano negli anni '50. Negli anni del dopoguerra, la disoccupazione femminile era alta, e le opportunità di lavoro per le donne erano limitate e spesso precarie. De Santis, con la sua sensibilità da neorealista, decise di trasformare questa tragedia in un'opera cinematografica che non solo raccontasse un fatto di cronaca, ma mettesse in luce le ingiustizie e le lotte quotidiane delle donne.
Quando lessi il fatto di cronaca, aveva dichiarato De Santis, "mi sembrò emblematico di una certa condizione di disoccupazione femminile in un grande centro urbano come Roma".
un cast corale e un messaggio attuale
Il film presenta un cast corale di attori di grande talento, tra cui Maria Grazia Francia, Delia Scala, Lea Padovani, Massimo Girotti, Raf Vallone, e Lucia Bosè, solo per citarne alcuni. Ognuno di loro contribuisce a dare vita a un affresco sociale che, sebbene ambientato in un'epoca passata, risuona ancora oggi per la sua attualità. Le storie delle protagoniste, tutte donne che lottano per ottenere un posto nel mondo del lavoro, diventano simbolo di una battaglia più grande per i diritti e la dignità femminile.
Guido Lombardo, presidente di Titanus Spa, sottolinea l'importanza del film nel contesto sociale dell'epoca, descrivendolo come "audace e coraggioso". "Roma ore 11" affronta tematiche che, all'epoca della sua uscita, erano considerate scomode, come la precarietà lavorativa, le disuguaglianze di genere e la mancanza di tutele per i lavoratori. Questi temi, purtroppo, continuano a essere rilevanti anche nel panorama contemporaneo, rendendo il restauro del film ancora più significativo.
un'opportunità di riflessione
Gabriella Buontempo, presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia, evidenzia come il restauro non solo migliori la qualità visiva e sonora dell'opera, ma permetta anche di apprezzarne il valore storico e culturale. "Attraverso una pellicola rinnovata, il pubblico di oggi può rivivere l'energia e l'urgenza del messaggio di De Santis", afferma. Questo restauro offre, quindi, una nuova occasione per riflettere su questioni che, sebbene siano state affrontate decenni fa, continuano a richiedere attenzione e impegno.
In un'epoca in cui il dibattito sul lavoro femminile e le disuguaglianze di genere è più attuale che mai, "Roma ore 11" si propone come una testimonianza potente di come il cinema possa fungere da specchio della società. Non si tratta solo di una celebrazione di un'opera storica, ma di un richiamo alla responsabilità collettiva di affrontare le ingiustizie ancora presenti nel nostro tessuto sociale.
Il restauro di "Roma ore 11" rappresenta, dunque, non solo un omaggio al lavoro di Giuseppe De Santis, ma anche un'opportunità per il pubblico contemporaneo di confrontarsi con le verità scomode che emergono da questa pellicola. In un momento in cui il cinema può essere un veicolo di cambiamento sociale, il ritorno di questo film nella sua forma restaurata assume un significato profondo, invitando a riflettere su un passato che, purtroppo, ha molte affinità con il presente. La Mostra del Cinema di Venezia diventa così un palcoscenico per riscoprire non solo un grande classico del neorealismo, ma anche per riportare alla luce le lotte di chi, come le protagoniste di De Santis, ha cercato di affermare il proprio diritto a un futuro migliore.