
Sigfrido Ranucci, coautore e conduttore del programma d'inchiesta "Report" su Rai 3, ha recentemente condiviso le sue riflessioni sulle sfide affrontate dal programma durante un incontro intitolato "Giornalismo d'inchiesta, tra doveri e responsabilità", svoltosi al festival "Il libro possibile" a Polignano a Mare. Ranucci ha messo in evidenza la resilienza e la determinazione del team di "Report", sottolineando come il progetto di mantenere uno spazio libero per il giornalismo d'inchiesta resti al centro della missione del programma.
la libertà di espressione e il servizio pubblico
Ranucci ha affermato: "Al di là degli ostacoli che vengono messi di volta in volta, come spostamenti di palinsesto, accorciamenti, allungamenti e tagli, ciò che rende unito questo gruppo è il progetto di essere in uno spazio libero". Questa dichiarazione riflette l'importanza attribuita alla libertà di espressione e all'impegno di fornire un'informazione di qualità, in un contesto mediatico spesso influenzato da interessi politici e commerciali.
Inoltre, Ranucci ha evidenziato il concetto di servizio pubblico, sostenendo che il vero editore del programma è il pubblico stesso, che paga il canone. "Non può esserlo la politica, chi vince le elezioni, ma il pubblico che paga il canone. La maggior parte delle persone probabilmente neppure vota, ma ha comunque il diritto di essere rappresentata", ha sottolineato, evidenziando il ruolo cruciale del servizio pubblico nel garantire un'informazione imparziale e di qualità.
le difficoltà di "report"
Negli ultimi tempi, "Report" ha affrontato diverse difficoltà legate alla governance della Rai. Ranucci ha denunciato che il programma, considerato uno dei più apprezzati dal pubblico, ha subito tagli significativi. "Hanno tagliato quattro puntate alla trasmissione d'inchiesta più amata dal pubblico, quella più accreditata. Credo sia la prima volta che avviene nella storia della Rai, è la prima volta che Report viene penalizzata", ha dichiarato il conduttore, riferendosi a una decisione che, secondo lui, è stata presa a monte e ha nomi e cognomi.
Un'altra preoccupazione sollevata da Ranucci riguarda i collaboratori precari di "Report" e di altre trasmissioni giornalistiche della Rai. Con l'introduzione di una nuova selezione per possibili assunzioni nelle sedi regionali, il rischio è di disperdere un patrimonio di competenze e conoscenze accumulato in oltre dieci anni di lavoro. "Abbiamo costruito persone specializzate nel giornalismo d'inchiesta con le risorse del servizio pubblico", ha sottolineato.
l'importanza del coraggio nel giornalismo d'inchiesta
Durante l'incontro, Ranucci ha riflettuto sull'importanza del coraggio e dell'indipendenza nel giornalismo d'inchiesta, affermando che per essere credibili, è necessario avere i mezzi adeguati. "Fare inchieste richiede profondità, conoscenza e specializzazione. È un mestiere particolare all'interno del giornalismo", ha spiegato. La sua passione per il giornalismo investigativo è evidente, e Ranucci è consapevole delle sfide quotidiane che i giornalisti affrontano.
In particolare, ha fatto notare che "Report" riceve querele quasi per ogni trasmissione, un indicatore preoccupante della situazione attuale in Italia. "Questo è anche il termometro, secondo me, di un Paese malato e talmente abituato a convivere con i suoi tanti mali da considerarli la normalità". In questo contesto, il giornalismo d'inchiesta viene visto come un antidoto necessario, capace di portare alla luce verità scomode e di stimolare la società a riflettere sulle proprie problematiche.
Ranucci ha anche sottolineato l'importanza del giornalismo locale, definendo i cronisti locali come gli "anticorpi periferici" di una società malata. "Noi dobbiamo dire grazie a questi cronisti. Il vero eroe nel mondo dell'informazione oggi è il giornalista locale", ha affermato, riconoscendo il loro lavoro in condizioni spesso difficili e precarie.
Infine, ha parlato della rivoluzione digitale e dell'impatto che ha avuto sull'informazione, definendo internet come "un bibliotecario ubriaco". Ranucci ha messo in guardia contro il rischio che la verità venga sacrificata a favore della cliccabilità. "Il compito del giornalista è quello di presidiare anche il web con credibilità, serietà e capacità di approfondimento", ha concluso.
In un panorama mediatico in continua evoluzione, Ranucci e il suo team continuano a battersi per mantenere viva la voce del giornalismo d'inchiesta in Italia, affrontando le sfide con determinazione e passione. La libertà di informazione e la dignità del servizio pubblico rimangono al centro della loro missione, un impegno che, sebbene messo a dura prova da ostacoli esterni, continua a rappresentare un faro di speranza per il futuro del giornalismo.