
Il 29 aprile 1985, la televisione italiana ha vissuto una rivoluzione con la messa in onda di "Quelli della notte". Questo programma, frutto della creatività di Renzo Arbore, ha segnato un’epoca e, quarant’anni dopo, ha celebrato il suo anniversario presso l'Università La Sapienza di Roma. Questo ateneo è da sempre un simbolo di cultura e innovazione, rendendo l'evento ancora più significativo.
Durante un pomeriggio di festeggiamenti, Arbore, con la sua giacca blu e il foulard, ha condiviso ricordi e aneddoti legati al programma che ha lanciato molti talenti della televisione italiana. "No, a essere onesto, quarant'anni fa non lo avrei mai pensato che sarei stato qui, a La Sapienza, a celebrare Quelli della notte", ha dichiarato Arbore, esprimendo la sua sorpresa per il fatto che il programma sia diventato un cult. La manifestazione è stata introdotta dalla rettrice Antonella Polimeni e dal docente Andrea Minuz del Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni e Arte.
L'innovazione di "quelli della notte"
"Quelli della notte" è stato concepito insieme a Ugo Porcelli e, nonostante le sole 33 puntate, ha catturato l'attenzione di un pubblico vasto e variegato. Il programma ha introdotto uno stile informale e improvvisato, influenzando la televisione italiana per decenni. Arbore ha raccontato che l'idea di base era quella di creare un "ammuina", un termine napoletano che indica un gran fermento o confusione, riflettendo il desiderio di rompere le convenzioni tradizionali della televisione.
Tra i tanti ospiti presenti, si sono distinti Aldo Grasso, critico televisivo, e Roberto D'Agostino, noto per il suo ruolo di lookologo. In prima fila, molti dei talenti scoperti da Arbore e Porcelli, come Nino Frassica, Maurizio Ferrini e Simona Marchini, hanno assistito con entusiasmo alle celebrazioni. Frassica ha divertito il pubblico con i suoi aneddoti, mentre Ferrini ha ricordato il suo singolare approccio al mondo politico, con il suo famoso "muro" tra nord e sud.
L'impatto culturale del programma
Il programma ha avuto un impatto significativo sulla cultura popolare italiana, tanto che molti intellettuali, tra cui Umberto Eco e Tullio De Mauro, seguivano le sue puntate. Grasso e D'Agostino hanno sottolineato come "Quelli della notte" abbia inventato la seconda serata in televisione, creando un nuovo formato che ha aperto la strada a tanti altri successi.
Arbore ha riflettuto sulla genesi del programma, affermando che "per noi era cazzeggio, improvvisavamo". Questo approccio si distaccava nettamente dalla rigidità dei programmi dell'epoca. "Non sapevamo che sarebbe diventato il manifesto degli anni '80", ha aggiunto, mentre sullo schermo scorrevano spezzoni storici del programma, ancora oggi capaci di suscitare ilarità e nostalgia.
Uno dei momenti più memorabili per Arbore è stato l'arrivo di Luciano De Crescenzo, che si esibì nell'ultima puntata del programma. "Quelli della notte è il 'marchio' che più è rimasto attaccato alla mia persona", ha dichiarato Arbore, emozionato nel constatare l'impatto duraturo che il programma ha avuto nella memoria collettiva degli italiani.
Il futuro della televisione
Oggi, il panorama televisivo sembra aver perso un po' della freschezza e dell'innovazione che caratterizzavano il varietà degli anni '80. Arbore ha osservato: "Il varietà mi sembra un po' svuotato", ma ha anche espresso la sua continua voglia di creare. "Ho ancora tante idee. Magari tornare! Ma devo trovare un complice improvvisatore, come me", ha aggiunto, con un sorriso che ha illuminato il suo viso.
Tra i nomi che potrebbero continuare il suo spirito innovativo, Arbore ha citato Fiorello, definendolo un grande improvvisatore e un potenziale erede del suo modo di fare televisione. Con questa affermazione, Arbore non solo omaggia il lavoro degli artisti che lo hanno preceduto, ma invita anche le nuove generazioni a esplorare il mondo della televisione con la stessa passione e creatività che hanno contraddistinto il suo percorso.
Il pomeriggio a La Sapienza è stato dunque un’occasione per riflettere non solo su "Quelli della notte", ma anche sull'evoluzione della televisione italiana e sull'importanza della creatività e dell'improvvisazione nel panorama culturale. Con un programma che ha saputo unire intrattenimento e cultura, Renzo Arbore e il suo team hanno lasciato un segno indelebile nella storia della televisione, dimostrando che la vera arte risiede nella capacità di sorprendere e divertire.