
Paolo Ruffini, noto attore e conduttore, ha recentemente condiviso le sue riflessioni sulla disabilità, un tema che considera di fondamentale importanza per la società contemporanea. Con un approccio che mescola ironia e leggerezza, Ruffini sottolinea come la disabilità non sia solo una questione di aiuto e sostegno, ma un argomento che tocca le corde più profonde della nostra umanità. "La disabilità riguarda tutti, è un tema civile", afferma con fermezza, invitando tutti a riflettere su questo aspetto.
In un mondo in cui si parla sempre più di intelligenza, sia umana che artificiale, Ruffini si dice stufo di queste etichette. "La sensibilità non è riproducibile artificialmente e non dipende dall'intelligenza, ma dall'anima", spiega, evidenziando l'importanza di guardare oltre le mere definizioni e di considerare il valore intrinseco di ogni individuo, indipendentemente dalle sue capacità.
il nuovo progetto di paolo ruffini
Dopo il clamoroso successo dei suoi precedenti video-podcast "Il Babysitter - Quando diventerai piccolo capirai" e "Il Badante - Il presente è già il futuro", che hanno accumulato oltre 80 milioni di visualizzazioni sui social media, Ruffini torna con un nuovo entusiasmante progetto: "Din don down - alla ricerca di (D)io". Questo format video, spin-off dell'omonimo spettacolo teatrale che ha fatto registrare il sold out in tutte le date della stagione, è disponibile sui profili social dell'artista, come Instagram, Facebook e TikTok, dove conta una community di circa 4 milioni di persone. Inoltre, la versione estesa è accessibile su YouTube e Spotify.
Il nuovo progetto ha al centro ragazzi e ragazze con Sindrome di Down, che vengono intervistati su temi esistenziali e profondi, a partire dalla figura di Dio. Le risposte fornite da questi giovani sono descritte da Ruffini come "pillole" di autenticità e saggezza, prive di retorica. Il risultato è un racconto che riesce a essere sia profondo che dissacrante, un mix che riflette perfettamente la visione di Ruffini sulla vita e sulla spiritualità.
l'importanza della spiritualità e dell'inclusione
Ruffini ha spiegato in un'intervista all'ANSA che il video-podcast è un'estensione dello spettacolo teatrale, il quale ha ormai una sua vita autonoma. "L'anno prossimo proseguirà con 45 date", annuncia, evidenziando i luoghi prestigiosi in cui si esibirà, come il Teatro Arcimboldi, il Brancaccio e l'Alfieri. Il successo ottenuto ha dimostrato che il teatro con persone disabili non deve necessariamente essere considerato un evento di nicchia, ma può diventare popolare e accessibile a un pubblico ampio. "Nel pubblico che viene a vederci non ci sono necessariamente persone che hanno a che fare con la disabilità", chiarisce Ruffini, sottolineando l'importanza di abbattere le barriere e le stigmatizzazioni legate alla disabilità.
Uno dei temi centrali di "Din don down" è la ricerca di Dio e, in un certo senso, di se stessi. Ruffini rivela che questo progetto nasce anche da un suo personale desiderio di spiritualità. "L'intelligenza è sopravvalutata", afferma, e quando chiede a chi non è disabile di definire Dio, spesso riceve risposte vaghe o filosofiche. Al contrario, i ragazzi con difficoltà cognitive offrono risposte che colpiscono per la loro immediatezza e profondità. "Per loro, Dio non è nell'alto dei cieli ma dentro di sé", afferma con entusiasmo. Questa prospettiva, secondo Ruffini, è la chiave per un dialogo autentico e significativo.
un messaggio sociale forte
La visione che Ruffini propone è quella di una società inclusiva, dove la disabilità non è vista come una limitazione, ma come una dimensione dell'esperienza umana. Le persone con Sindrome di Down non sono solo soggetti di cura o assistenza, ma portatori di una saggezza unica e preziosa. Ruffini descrive queste persone come "la versione più scintillante, anomala e meravigliosa della parola di Dio", evidenziando la bellezza e la ricchezza che ogni individuo può apportare alla collettività.
La sua iniziativa non si limita a intrattenere, ma ha anche un forte messaggio sociale. Ruffini si propone di sensibilizzare il pubblico sui temi della disabilità, utilizzando l'ironia e la leggerezza per affrontare argomenti spesso considerati pesanti o tabù. Con il suo approccio, invita tutti a riflettere, a mettersi in gioco e a scoprire il valore dell'ascolto e dell'apertura verso l'altro.
In un'epoca in cui si parla sempre più di inclusione e diversità, le parole di Ruffini risuonano come un potente richiamo a riconoscere e valorizzare le differenze. La sua opera è un invito a tutti noi a guardare oltre le apparenze e a cercare la bellezza nell'unicità di ciascun individuo. Con "Din don down - alla ricerca di (D)io", Ruffini continua a percorrere un cammino di sensibilizzazione e cambiamento sociale, dimostrando che la disabilità è una questione che ci riguarda tutti, in quanto membri di una comunità globale.