Oliver Stone, il celebre regista e sceneggiatore americano, ha recentemente condiviso la sua storia e i suoi ricordi durante un evento al Marateale, dove è stato premiato alla 17/a edizione della manifestazione. Acclamato da un pubblico entusiasta e accolto con una standing ovation al teatro sul mare del Santavenere, Stone ha voluto rendere omaggio al cinema italiano, un'arte che ha profondamente influenzato la sua vita e la sua carriera. "Ho visto Novecento almeno sei volte, La Dolce Vita di Fellini a 14 anni al cinema con mia madre è stato il mio battesimo. Il caso Mattei di Francesco Rosi mi ha aperto gli occhi su quello che volevo fare: io sono stato segnato dal cinema italiano", ha dichiarato Stone, il quale compirà 80 anni il prossimo anno.

L'incontro con gli studenti di cinema ha rappresentato un momento significativo per il regista, che ha voluto ripercorrere alcune tappe fondamentali della sua incredibile carriera. Il suo libro, Cercando la luce, recentemente pubblicato anche in Italia per La Nave di Teseo, non è solo un'autobiografia, ma un racconto che si intreccia con le esperienze di una generazione. Le pagine del libro raccontano i suoi primi quarant'anni, un periodo segnato da eventi cruciali come il divorzio dei suoi genitori negli anni '60, una situazione all'epoca poco comune, e la sua esperienza in Vietnam come insegnante in una scuola cattolica.

gli inizi di una carriera straordinaria

Stone, che si arruolò come soldato in Vietnam, ricorda il suo ritorno in America, dove frequenta l'Università di Yale. Dopo aver subito ferite in guerra e ricevuto una medaglia d'onore, il regista racconta di come, nonostante le esperienze traumatiche, fosse determinato a entrare nel mondo del cinema. "Quando sono tornato dopo aver fatto un anno di recupero post-guerra, sono entrato alla NY University Film School avendo Martin Scorsese come insegnante, a lui devo tantissimo", ha affermato. Scorsese, figura di riferimento nel mondo del cinema, lo incoraggiò a realizzare un film personale. Quando Stone presentò il suo cortometraggio Last Year in Vietnam nel 1971, Scorsese lo lodò, dicendo: "è nato un regista".

Questa prima approvazione fu una grande soddisfazione per Stone, ma allo stesso tempo portò con sé una certa presunzione. "Erano gli anni della Nouvelle Vague e io volevo fare Jean Luc Godard e meravigliosi film in bianco e nero", ha raccontato Stone, la cui madre era francese e il padre americano. Tuttavia, il cammino verso il successo non fu facile: "Iniziai a infilare una serie di fallimenti, scrivevo sceneggiature per altri e non riuscivo a fare il primo film, ero frustrato".

la svolta con platoon

Il suo percorso cambiò quando si trovò a investigare sul rapimento dell'ereditiera Patricia Hearst. Questo evento lo portò a esplorare le interferenze del governo in questa vicenda, aprendo la strada a uno stile cinematografico più investigativo e critico. "La ricerca della verità è intrattenimento e interessa al pubblico", ha affermato. Tuttavia, i primi tentativi di affermarsi come regista furono faticosi. Con un budget limitato, realizzò Salvador, che non ebbe il successo sperato. Fu solo con Platoon, film che racconta la sua esperienza in Vietnam, che la sua carriera subì una svolta decisiva, catapultandolo tra i grandi nomi del cinema mondiale.

Durante l'intervista, Stone ha accennato a nuovi progetti in cantiere, pur mantenendo un velo di riservatezza: "Sto lavorando ma niente da annunciare altrimenti mi rubano l'idea. Di sicuro posso dire che sto lavorando alla seconda parte della mia autobiografia che racconterà i miei secondi 40 anni, aneddoti ma anche insegnamenti ricevuti dai fallimenti e il racconto di una ossessione, per fare questo mestiere bisogna averne".

riflessioni sulla politica e l'eredità

La politica, tema che accompagna da sempre il lavoro di Stone, è emersa durante l'incontro, anche se ha preferito non approfondire troppo. "Sono anti-militarista da sempre", ha ricordato, sottolineando le sue posizioni critiche nei confronti delle guerre e dei conflitti. Riferendosi alle complesse relazioni tra Stati Uniti e Russia, Stone ha aggiunto: "Le relazioni complicate tra Usa e Russia risalgono al 2000 e dunque precedenti a Trump". Inoltre, ha parlato del suo rapporto con il suo paese d'origine, un legame che ha vissuto anche attraverso il suo documentario del 2003, Persona non grata, che esplora il conflitto israelo-palestinese attraverso interviste con figure come Yasser Arafat e Benjamin Netanyahu.

In un mondo cinematografico in continua evoluzione, l'eredità di Oliver Stone rimane indimenticabile, influenzando generazioni di cineasti e spettatori. La sua capacità di affrontare temi complessi e controversi ha contribuito a definire il panorama del cinema contemporaneo, rendendo il suo lavoro non solo intrattenimento, ma anche un'importante riflessione sulla società. Con il suo nuovo libro e i progetti futuri, Stone continua a dimostrare che la sua voce è più rilevante che mai, portando avanti un dialogo critico e stimolante attraverso il suo lavoro.

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