
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha recentemente espresso la posizione del governo israeliano riguardo alla complessa situazione a Gaza, affermando: "Il nostro obiettivo non è occupare Gaza, è liberarla, liberarla da Hamas." Questa dichiarazione, rilasciata durante una conferenza stampa per i media stranieri, rappresenta una strategia ben definita che Netanyahu ha delineato in cinque punti per l'operazione militare in corso.
la strategia di netanyahu
Secondo Netanyahu, la guerra potrebbe concludersi rapidamente se Hamas decidesse di deporre le armi e rilasciare gli ostaggi. Ha messo in evidenza che la smilitarizzazione di Gaza sarà una priorità e che Israele si assumerà la responsabilità della sicurezza nella regione. In particolare, ha sottolineato che:
- A Gaza verrà istituita un'amministrazione civile non israeliana.
- La smilitarizzazione sarà fondamentale per la sicurezza.
- Israele continuerà a distribuire aiuti umanitari.
- Corridoi sicuri saranno creati per facilitare l'ingresso degli aiuti.
- L'operazione militare sarà rapida e mirata a proteggere i civili.
Durante la conferenza, Netanyahu ha mostrato la foto di un ostaggio, Evyatar David, per evidenziare l'urgenza della situazione, affermando che "gli unici che stanno deliberatamente morendo di fame sono i nostri ostaggi." Ha anche accusato Hamas di ostacolare la distribuzione degli aiuti, creando carenze nelle forniture.
le preoccupazioni dell'onu
L'ONU ha espresso forte preoccupazione riguardo alla situazione a Gaza. Miroslav Jenča, Segretario generale aggiunto dell'ONU, ha avvertito che le decisioni del governo israeliano potrebbero innescare un "orribile capitolo" nel conflitto. Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, ha sottolineato che l'unico modo per porre fine alla sofferenza umana a Gaza è un cessate il fuoco immediato e duraturo. Ha dichiarato che non esiste una soluzione militare al conflitto e che la catastrofe umanitaria a Gaza è già in corso.
Secondo fonti ospedaliere a Gaza, le recenti operazioni israeliane hanno causato la morte di almeno 17 civili, tra cui 11 persone colpite mentre attendevano aiuti umanitari. Inoltre, il ministero della Salute di Gaza ha comunicato che cinque nuovi decessi sono stati registrati a causa di fame e malnutrizione, tra cui due bambini. Questi dati evidenziano l'urgenza della crisi umanitaria e il rischio di un ulteriore aggravamento della situazione.
dissenso interno e sostegno esterno
In Israele, le famiglie degli ostaggi hanno indetto uno sciopero generale per domenica prossima, protestando contro la guerra e il piano del governo di conquistare Gaza City. Reut Recht-Edri, che ha perso il figlio nel massacro di Hamas del 7 ottobre, ha esortato il governo a "fermare la guerra e restituire gli ostaggi."
All'interno del governo israeliano, si registrano segnali di dissenso. Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze di estrema destra, ha dichiarato di aver "perso la fiducia" in Netanyahu e nella sua capacità di guidare il paese verso la vittoria. Tuttavia, Smotrich non ha intenzione di dimettersi e ha esortato Netanyahu a cambiare rotta.
Dall'estero, il leader dell'ultradestra olandese Geert Wilders ha espresso il suo sostegno a Netanyahu, affermando che la sua lotta contro Hamas è condivisa da molti in Europa: "La sua lotta è la nostra lotta, perché noi amiamo la vita e la libertà." Questo sostegno internazionale potrebbe influenzare ulteriormente la posizione di Israele nel conflitto.
In questo contesto complesso e in continua evoluzione, le dichiarazioni e le azioni di Netanyahu e della comunità internazionale continueranno a influenzare la direzione del conflitto e le condizioni di vita per i civili coinvolti. La situazione a Gaza rimane critica, e le conseguenze delle attuali operazioni militari potrebbero avere ripercussioni a lungo termine sia per la popolazione locale che per la stabilità della regione.