
Alberto Mattioli, noto giornalista e critico musicale, ha recentemente pubblicato il suo settimo libro, Il loggionista impenitente. Duemila serate all'opera, edito da Garzanti. Questo volume offre un viaggio personale nell'affascinante mondo della lirica, configurandosi come un'analisi profonda di come quest'arte si intersechi con la nostra società contemporanea. Con oltre 2160 serate trascorse nei teatri d'opera, Mattioli presenta una testimonianza autentica e appassionata, frutto di un lungo percorso di vita e carriera, durante il quale ha scritto per alcune delle più importanti testate italiane, dal Foglio al Secolo XIX, fino a La Stampa e al mensile Amadeus.
La struttura del libro
Il libro è articolato in cinque sezioni, ognuna delle quali esplora un aspetto diverso del fenomeno operistico. La prima sezione è dedicata ai personaggi, non solo ai grandi nomi del bel canto, ma anche ai direttori d'orchestra, ai registi e a tutti coloro che hanno lasciato un'impronta nel panorama lirico. Mattioli evoca ricordi commoventi, come quello di Claudio Abbado, un gigante della musica che ha saputo rinnovare la tradizione operistica, portandola a un pubblico più vasto e diversificato.
La seconda sezione si concentra sulle polemiche, un elemento intrinseco al mondo dell'opera. Qui, Mattioli discute controversie recenti, come il caso di Valery Gergiev, il famoso direttore d'orchestra russo, licenziato dalla Scala di Milano a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina. Questo episodio mette in evidenza quanto il mondo della lirica possa essere influenzato dalla politica e dalle questioni sociali, dimostrando che l'opera non è solo intrattenimento, ma un riflesso delle tensioni e delle dinamiche del nostro tempo.
L'apertura verso la modernità
La terza sezione del libro è dedicata alle mode, con particolare attenzione all'accoglienza di opere contemporanee e alla crescente volontà di mescolare repertorio classico e nuove creazioni. Mattioli celebra l'apertura del mondo operistico nei confronti della modernità, evidenziando come i registi stiano cercando di dare nuova vita a opere storiche. Questo approccio non solo arricchisce l'esperienza teatrale, ma rende l'opera più accessibile e rilevante per le nuove generazioni.
La quarta sezione è incentrata sulle opere stesse, dove Mattioli si dedica a recensioni dettagliate, ricche di aneddoti e osservazioni personali. Qui emerge il suo approccio distintivo: non si considera un critico nel senso tradizionale del termine, bensì un "loggionista impenitente". Questa definizione riflette il suo amore per l'opera, invitando i lettori a vivere l'esperienza come un momento emozionale, piuttosto che come un'analisi fredda e distaccata.
Un invito alla scoperta
Infine, il libro si chiude con una sezione dedicata alle recensioni, in cui il lettore trova un compendio delle esperienze e delle opinioni su diverse produzioni operistiche. La prosa di Mattioli si fa vivace e coinvolgente, trasformando ogni recensione in un racconto che invita a scoprire le sfumature di ogni performance. La sua penna riesce a catturare l'essenza di un'opera, rendendo chiaro perché certe rappresentazioni restino impresse nella memoria collettiva.
In Il loggionista impenitente, Mattioli non si limita a raccontare la sua esperienza personale, ma dimostra che l'opera è un'arte viva e pulsante, capace di riflettere e interpretare la realtà sociale e culturale attuale. Attraverso una scrittura fluida e coinvolgente, riesce a trasmettere il suo amore per la musica e il teatro, invitando i lettori a riscoprire l'opera come un tesoro da esplorare e apprezzare. La sua passione traspare in ogni pagina, rendendo questo libro un vero e proprio viaggio nell'anima dell'opera, un invito a lasciarsi trasportare dalle emozioni e dalle storie che solo il melodramma sa raccontare. Con uno sguardo critico, ma affettuoso e nostalgico, Mattioli riesce a farci sentire parte di un mondo che, nonostante le sfide moderne, continua a incantare e a stupire.