
L'intelligenza artificiale (IA) sta trasformando il panorama lavorativo italiano, con un aumento dell'adozione che è passato dal 12% nel 2024 a un sorprendente 46% nel 2025. Questo cambiamento significativo è emerso dalla seconda edizione dell'EY Italy AI Barometer, uno studio che ha coinvolto 4.900 professionisti di nove Paesi europei, di cui 539 italiani, per analizzare l'uso attuale dell'IA nelle imprese. I dati raccolti rivelano che il 52% del top management delle aziende italiane ha riscontrato benefici tangibili dall'implementazione dell'IA, in particolare nella riduzione dei costi e nell'incremento dei profitti.
Adozione dell'IA nelle aziende italiane
In Italia, l'adozione dell'IA è principalmente guidata da strumenti che migliorano la produttività individuale. Le tecnologie più utilizzate includono:
- Scrittura di testi automatizzata - adottata dal 60% delle aziende
- Assistenti vocali - utilizzati dal 47%
- Chatbot - impiegati nel 40% delle imprese
Questi strumenti non solo ottimizzano i processi lavorativi, ma forniscono anche un supporto prezioso nelle interazioni con i clienti, contribuendo a migliorare l'efficienza operativa complessiva.
Disallineamento tra management e dipendenti
Un aspetto preoccupante evidenziato nel rapporto è il disallineamento tra la percezione dei manager e quella dei dipendenti. Mentre il 59% dei manager ha aumentato l'uso dell'IA, solo il 39% dei dipendenti riporta di aver fatto altrettanto. Inoltre, il 74% dei manager ha una conoscenza avanzata del contesto aziendale riguardante l'IA, rispetto al solo 47% dei dipendenti. Questa disparità suggerisce che ci sono barriere nella comunicazione e nella formazione che potrebbero limitare il pieno sfruttamento delle tecnologie.
Importanza della formazione
La formazione è un altro aspetto critico. Sebbene quasi il 50% del top management creda che i propri dipendenti siano stati adeguatamente formati sull'uso dell'IA, solo il 20% dei dipendenti concorda con questa affermazione. Questo gap di percezione indica la necessità di migliorare i programmi di formazione e comunicazione all'interno delle aziende, per garantire che tutti i livelli gerarchici siano allineati e pronti a utilizzare al meglio le nuove tecnologie.
Nonostante le sfide, ci sono motivi di ottimismo. Un dato interessante è che il 64% dei lavoratori italiani sta investendo nella propria formazione sull'IA, la percentuale più alta tra i Paesi europei analizzati. La maggior parte di questi lavoratori ha scelto di formarsi in modo privato (26%), mentre il 22% ha optato per percorsi di formazione professionale e il 16% sta seguendo entrambe le modalità. Questo impegno nella formazione evidenzia una volontà di adattarsi e crescere con le nuove tecnologie.
Tuttavia, non mancano le preoccupazioni. I fattori critici che emergono dallo studio riguardano la sicurezza e la protezione dei dati, indicate dal 53% dei rispondenti come una delle principali preoccupazioni. Inoltre, il 40% ha segnalato la user experience e il 32,5% ha espresso preoccupazioni legate ai costi. È fondamentale che le aziende affrontino queste ansie, garantendo non solo l'efficacia delle tecnologie implementate, ma anche la sicurezza delle informazioni sensibili.
In questo contesto, è essenziale che le aziende italiane sviluppino strategie chiare per integrare l'IA nei loro processi lavorativi, investendo nella formazione adeguata e tenendo conto delle preoccupazioni espresse dai dipendenti. Solo così sarà possibile massimizzare i benefici offerti dall'intelligenza artificiale e ridurre il divario tra le aspettative del management e la realtà dei lavoratori.
La crescente adozione dell'IA in Italia rappresenta una vera e propria rivoluzione nel mondo del lavoro, ma questa transizione deve essere gestita con attenzione e responsabilità. L’analisi dei dati e le esperienze dei vari attori coinvolti possono fornire spunti preziosi per il futuro, promuovendo un ambiente lavorativo più innovativo, sicuro e collaborativo.