L’uscita del libro di Goffredo Fofi, "Non mangio niente che abbia gli occhi", avviene in un momento di grande significato, a solo dieci giorni dalla sua scomparsa, avvenuta l’11 luglio 2023. Questo testo, pubblicato per la prima volta nel 2022 e riproposto da Contrasto nella collana Tracce, offre un’analisi approfondita delle ragioni personali e filosofiche che hanno portato l’autore a scegliere il vegetarianismo. Si tratta di un’opera che funge da manifesto e da eredità intellettuale di un pensatore impegnato nella promozione della non violenza e della disobbedienza civile.

La responsabilità nelle scelte alimentari

Fofi non si presenta come un esperto, ma come un uomo che ha sentito il bisogno di interrogarsi sulle proprie scelte alimentari. Egli afferma: "Pur non essendo un teorico o un esperto della materia ma semplicemente un uomo che si è posto delle domande, ho deciso di raccontare la mia esperienza". Questa riflessione sottolinea l'importanza della responsabilità personale nelle scelte quotidiane. Secondo Fofi, tale responsabilità dovrebbe essere un valore condiviso, un imperativo morale da abbracciare.

Un percorso evolutivo verso il vegetarianismo

La scelta di Fofi di diventare vegetariano è stata un processo evolutivo. Inizialmente, si trattava di un atto di imitazione di figure ammirate, come Danilo Dolci e Aldo Capitini, ma si è presto trasformato in un impegno profondo. Non è solo una reazione contro la violenza dei macelli, ma una contestazione radicale dell’ordine sociale e culturale che giustifica la violenza sugli animali. Fofi respinge questa visione del mondo e invita a una riflessione critica sulla nostra relazione con gli altri esseri viventi.

Riferimenti significativi e l’impatto del libro

Il libro è ricco di citazioni da pensatori e autori che hanno trattato il tema del vegetarianismo. Fofi menziona:

  1. Lev Tolstoj: che scrisse contro la caccia.
  2. Alfred Döblin: noto per "Berlin Alexanderplatz".
  3. George Bernard Shaw: che affermò, "gli animali sono miei amici... e io non mangio i miei amici".
  4. J.M. Coetzee: con il suo personaggio Elizabeth Costello, che mette in relazione la logica dei macelli con quella dei campi di sterminio.

Fofi scrive: "Non è solo per amore delle creature che si diventa vegetariani, ma per necessità storica". Queste parole risuonano con particolare rilevanza oggi, in un contesto in cui le questioni etiche e ambientali legate alla produzione alimentare intensiva sono sempre più urgenti.

Un invito alla riflessione

L’opera di Fofi non si limita a esplorare la dimensione personale del vegetarianismo, ma si allarga a una lezione etica e politica. La vergogna per il dolore inflitto agli animali rende la scelta vegetariana un atto di compassione e di resistenza contro l’indifferenza. Inoltre, Fofi evidenzia l’importanza della sostenibilità ambientale, sottolineando come gli allevamenti intensivi contribuiscano alla crisi ecologica globale.

In appendice, il lettore troverà la Dichiarazione universale dei diritti degli animali, un documento fondamentale che afferma il diritto alla vita e al benessere degli esseri non umani. Un portfolio di fotografie del fotografo Tommaso Ausili, tratte da un reportage sui mattatoi, offre un impatto visivo potente e disturbante, invitando a riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte alimentari.

In un’epoca in cui il dibattito sul vegetarianismo e il veganismo è sempre più acceso, il libro di Goffredo Fofi rappresenta un’opera necessaria. Essa stimola una riflessione profonda sul nostro rapporto con gli animali e con l’ambiente, invitando a considerare il valore della vita in tutte le sue forme e a costruire un futuro più giusto e sostenibile per tutti.

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