Nel cuore di Napoli, il Teatro Mercadante ha ospitato un evento di grande significato, dedicato alla figura di Giancarlo Siani, il giovane giornalista assassinato dalla camorra nel 1985. Durante la presentazione del documentario Rai "Quaranta anni senza Giancarlo", il regista e attore Tony Servillo ha condiviso riflessioni sul coraggio e sull'eredità di Siani, simbolo di integrità e verità nel panorama giornalistico italiano.

il coraggio di giancarlo siani

Servillo ha inizialmente espresso la sua ammirazione per il coraggio mostrato da Siani, sottolineando come la sua vita, pur tragicamente spezzata, continui a ispirare le nuove generazioni. "Mi ha colpito il coraggio", ha dichiarato Servillo, richiamando l'attenzione del pubblico su quanto sia fondamentale, oggi più che mai, affrontare la realtà con determinazione e senza paura. Il regista ha notato la presenza di molti giovani con magliette recanti la scritta #iosonogiancarlo, spingendolo a una riflessione profonda e provocatoria: "Non credo che si possa dire 'io sono Giancarlo Siani' perché si diventa Giancarlo Siani".

diventare un simbolo di lotta

Con queste parole, Servillo ha invitato i giovani a considerare il percorso che porta a diventare un simbolo di lotta contro l'illegalità e la corruzione, piuttosto che identificarsi semplicemente con un nome o un'immagine. Ha affermato che Siani non avrebbe mai voluto essere un'icona, ma piuttosto un ragazzo normale, impegnato nel suo lavoro di giornalista con passione e umiltà. Questa affermazione ha suscitato un lungo applauso, segno che il pubblico ha colto la profondità del messaggio.

Servillo ha anche lanciato una proposta, suggerendo che sulle magliette dovrebbe esserci la scritta "Io vorrei diventare quello che voleva normalmente essere Giancarlo Siani". Questa frase non è solo un invito alla riflessione, ma un vero e proprio appello a perseguire la propria vocazione con serietà e impegno, a non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà e dalle pressioni sociali.

la professione giornalistica oggi

Servillo ha affrontato un tema cruciale: la percezione delle professioni intellettuali tra i giovani di oggi. "Oggi quanti ragazzi vogliono fare il giornalista o i professori?", si è chiesto, evidenziando come il mercato e il mondo dello spettacolo spesso trasmettano messaggi di disprezzo verso queste carriere. "Non me lo impedite perché, pur si tenit 'sta maglietta ncuoll, nun sit Giancarlo Siani", ha continuato, richiamando l'attenzione sul fatto che indossare una maglietta con un nome non è sufficiente per diventare ciò che quel nome rappresenta. È un percorso che richiede sacrificio, studio e passione.

Servillo ha fatto riferimento alla celebre frase di Eduardo De Filippo, secondo cui "le parole pesano". Questo richiamo serve a sottolineare l'importanza di una comunicazione consapevole e responsabile, soprattutto per chi aspira a diventare giornalista. La professione di giornalista, come quella di insegnante, necessita di una preparazione seria e di un'etica professionale che oggi rischia di essere sottovalutata.

Il messaggio di Servillo è chiaro: non è sufficiente indossare simboli per rendere omaggio a Giancarlo Siani; è fondamentale impegnarsi a vivere i valori che lui rappresentava. La lotta per la verità e la giustizia deve continuare, e ogni giovane ha il potere di contribuire a questa causa. La figura di Siani non deve essere solo un ricordo, ma un faro che guida le nuove generazioni verso scelte consapevoli e coraggiose.

La celebrazione di Giancarlo Siani non è solo un atto commemorativo, ma un invito a riflettere sul presente e sul futuro. Viviamo in un'epoca in cui la disinformazione e la superficialità rischiano di prevalere, e il ruolo del giornalista è più cruciale che mai. Servillo, con la sua eloquenza, ha saputo trasmettere questa urgenza, stimolando i giovani a prendere coscienza del valore della verità e dell'importanza di un'informazione libera e indipendente.

Il documentario "Quaranta anni senza Giancarlo" rappresenta, quindi, non solo un tributo a un grande giornalista, ma anche un'opportunità per riflettere su ciò che significa essere un professionista dell'informazione oggi. La storia di Siani deve essere un monito, ma anche una fonte di ispirazione: ogni giovane ha la possibilità di scrivere la propria storia, di affrontare le sfide e di contribuire a un mondo migliore, proprio come avrebbe voluto Giancarlo Siani.

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