In Israele, la tensione crescente e la crisi umanitaria legata al conflitto con Hamas hanno spinto i gruppi rappresentanti le famiglie degli ostaggi, dei soldati uccisi e delle vittime del massacro del 7 ottobre a proclamare uno sciopero generale per domenica prossima. Questo gesto di protesta è finalizzato a chiedere la fine delle ostilità e il rilascio degli ostaggi ancora in mano ai militanti di Hamas. Reut Recht-Edri, una delle portavoce del movimento e madre di Ido Edri, assassinato al festival musicale Nova, ha dichiarato: "Domenica ci fermeremo tutti e diremo: 'Basta, fermate la guerra, restituite gli ostaggi'. Spetta a loro farlo". Questa mobilitazione è un chiaro segnale di dissenso verso le attuali politiche governative, soprattutto il piano di conquista di Gaza City, che ha suscitato forti preoccupazioni tra la popolazione civile e le organizzazioni per i diritti umani.

La situazione a Gaza

Nel frattempo, la situazione a Gaza continua a deteriorarsi. Fonti ospedaliere hanno riportato che almeno 17 civili sono stati uccisi dal fuoco dell'esercito israeliano nelle ultime ore in diverse zone della Striscia. Tra le vittime, 11 persone sono state colpite mentre attendevano aiuti umanitari, una situazione tragica che evidenzia la crescente vulnerabilità della popolazione civile in mezzo al conflitto. Il ministero della Salute di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che negli ultimi giorni si sono registrati cinque decessi dovuti a fame e malnutrizione, inclusi due bambini, portando il bilancio totale a 217, di cui 100 minorenni, da quando sono iniziate le ostilità.

Le reazioni internazionali

Oggi, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà in emergenza per discutere il piano di Israele di controllo su Gaza. Questa riunione è stata convocata in risposta alle crescenti preoccupazioni internazionali riguardo all'impatto umanitario delle operazioni militari israeliane e alla possibilità di un'ulteriore escalation del conflitto. Le preoccupazioni globali sono amplificate dalle dichiarazioni di leader di vari paesi, tra cui il Giappone, il quale ha espresso forte opposizione all'idea di un'occupazione di Gaza City. Il ministro degli Esteri giapponese, Takeshi Iwaya, ha dichiarato che "il Giappone è fortemente preoccupato per la decisione di Israele di occupare la città di Gaza", sottolineando il rischio di un ulteriore aggravamento della situazione umanitaria e chiamando tutte le parti a tornare al tavolo dei negoziati.

La crisi politica in Israele

All'interno di Israele, la crisi politica si aggrava. Il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, ha minacciato di far cadere il governo e di costringere il Paese a nuove elezioni. Durante una riunione del Gabinetto di sicurezza, Smotrich ha espresso la sua mancanza di fiducia nel primo ministro Benjamin Netanyahu, affermando che non crede che sia in grado di guidare l'esercito israeliano verso la vittoria. Questa frattura all'interno della coalizione di governo, che attualmente è in una posizione precaria con solo 60 seggi su 120 nella Knesset, potrebbe complicare ulteriormente la situazione politica in Israele in un momento già critico.

La crisi umanitaria a Gaza e la crescente insoddisfazione tra le famiglie degli ostaggi e la popolazione israeliana pongono interrogativi significativi sul futuro del conflitto e sulle politiche del governo. Con un'operazione militare in corso e le pressioni internazionali in aumento, il governo israeliano si trova di fronte a sfide sia interne che esterne, mentre la comunità internazionale guarda con apprensione alla situazione che continua a evolversi nella regione.

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