Negli ultimi giorni, la situazione nella Striscia di Gaza è diventata sempre più tesa e complessa. Secondo quanto riportato dai media palestinesi e da Al Jazeera, veicoli militari blindati dell'IDF (Forze di Difesa Israeliane) stanno avanzando nella zona sud-est di Deir el-Balah, sostenuti da un pesante fuoco di artiglieria. Questo attacco si è concentrato su aree come Abu Holi, Abu al-Ajin e al-Jafarawi. Forti esplosioni sono state segnalate anche a Khan Younis, una delle città meridionali della Striscia.

Il portavoce dell'IDF ha comunicato che l'esercito sta intensificando la sua pressione su Hamas, dichiarando che le operazioni militari si stanno estendendo "dal cuore di Rafah alle porte di Khan Younis". In un post su X, ha affermato che "ogni luogo utilizzato da Hamas per scopi terroristici sarà trattato come l'area di Morag", un riferimento a una strategica conquista militare nel sud della Striscia avvenuta nelle settimane precedenti. L'IDF ha chiarito che non si fermerà finché non saranno riportati a casa gli ostaggi e non sarà smantellato il regime di Hamas.

La situazione umanitaria a Gaza

Il ministero della Salute di Gaza, sotto il controllo di Hamas, ha riportato numeri allarmanti di vittime. Solo nelle ultime 24 ore, 153 palestinesi sono stati dichiarati morti, portando il bilancio totale dal 7 ottobre 2023 a oltre 53.272 vittime, con più di 120.000 feriti. Le condizioni negli ospedali, come segnalato dal direttore dell'ospedale indonesiano a Gaza, sono descritte come catastrofiche, con strutture sovraccariche e vittime ancora intrappolate sotto le macerie.

In un contesto di crescente violenza, i residenti di Gaza hanno riferito che l'IDF ha iniziato a distribuire volantini in arabo, avvertendo la popolazione dell'imminente avanzata militare israeliana. Il messaggio era accompagnato da un'illustrazione del Mar Rosso che si apre durante l'Esodo dall'Egitto, un simbolo potente che ha suscitato reazioni contrastanti tra la popolazione.

Ripresa dei negoziati a Doha

Parallelamente ai combattimenti, i negoziati sul cessate il fuoco sono ripresi a Doha, in Qatar. Fonti della sicurezza israeliana hanno affermato che Hamas ha accettato di tornare al tavolo delle trattative, spinta dalla pressione delle operazioni israeliane. Tuttavia, è stato chiarito che i colloqui non interromperanno le operazioni militari in corso. Secondo le fonti, Hamas ha meno di 48 ore per decidere se accettare un accordo o continuare a subire l'offensiva.

Taher al-Nono, un alto funzionario di Hamas, ha confermato la partecipazione dell'organizzazione a un "nuovo ciclo di colloqui" su un possibile cessate il fuoco. Queste discussioni includono una vasta gamma di temi, senza condizioni preliminari, un cambiamento significativo rispetto alla posizione precedente di Hamas, che aveva rifiutato di negoziare mentre continuava la guerra.

Le posizioni delle parti coinvolte

Durante un vertice arabo tenutosi a Baghdad, il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Abu Mazen, ha sottolineato la necessità che Hamas rinunci al controllo della Striscia di Gaza e che tutte le fazioni armate consegnino le armi all'ANP. Ha chiesto anche il rilascio di tutti gli ostaggi e un cessate il fuoco permanente, descrivendo l'urgenza di permettere allo Stato di Palestina di assumere le proprie responsabilità civili a Gaza e la disponibilità dell'ANP a tenere elezioni nel prossimo anno.

Intanto, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha reso noto che la delegazione di Hamas a Doha ha annunciato la ripresa dei negoziati per la liberazione degli ostaggi, un cambiamento rispetto alla posizione inizialmente rigida dell'organizzazione. Questo sviluppo è stato interpretato come un segnale di cedimento da parte di Hamas di fronte alla crescente pressione militare.

A livello internazionale, anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha chiesto un "cessate il fuoco permanente" a Gaza, esprimendo preoccupazione per il piano di Israele di espandere le operazioni terrestri. Guterres ha descritto la situazione umanitaria a Gaza come "atroce e disumana", mettendo in evidenza l'urgenza di una risposta internazionale che fermi il blocco degli aiuti umanitari.

Nel frattempo, il portavoce dell'IDF ha confermato di aver eliminato un comandante di Hezbollah in Libano, un ulteriore segnale delle tensioni regionali e della complessità della situazione. La crescente violenza e la ricerca di una soluzione duratura continuano a rappresentare una sfida significativa per le parti coinvolte e per la comunità internazionale.

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