
È con grande tristezza che il mondo della cultura italiana annuncia la scomparsa di Goffredo Fofi, un intellettuale di grande spessore, avvenuta all'età di 88 anni. Nato a Gubbio il 15 aprile 1937, Fofi ha lasciato un'impronta indelebile nel panorama culturale italiano, distinguendosi per la sua capacità di pensare e agire al di fuori degli schemi convenzionali. La sua vita è stata caratterizzata da un forte impegno sociale e culturale, che ha influenzato profondamente il suo lavoro e il suo pensiero.
un impegno sociale e culturale
A soli diciott'anni, Fofi si trasferì a Palermo, dove si unì a Danilo Dolci nelle sue battaglie per il pacifismo e per il riscatto delle classi meno abbienti. Questo periodo della sua vita rappresenta un chiaro segnale della sua inclinazione a mettere in discussione le ingiustizie sociali e a cercare soluzioni alternative per un mondo migliore. La sua sensibilità nei confronti delle problematiche sociali ha sempre permeato il suo lavoro, rendendolo un intellettuale impegnato e attento alle dinamiche contemporanee.
Negli anni '60, Fofi si trasferì a Parigi, dove iniziò a lavorare alla rivista di cinema Positif, un'importante pubblicazione che ha contribuito a formare il pensiero critico sul cinema europeo. Il suo ritorno in Italia coincise con un periodo di fervore culturale e politico; qui, insieme a Piergiorgio Bellocchio e Grazia Cherchi, fondò i Quaderni piacentini, una rivista che si distinse per il suo approccio innovativo e per la sua capacità di affrontare tematiche complesse.
un contributo al cinema e alla letteratura
Fofi non si limitò a scrivere, ma si dedicò anche alla creazione di diverse riviste, tra cui Ombre rosse e Lo Straniero, quest'ultima pubblicata fino alla fine del 2016. La sua influenza si estese a numerosi quotidiani, come Avvenire, Il Manifesto, L'Unità e Il Sole 24 Ore, dove la sua penna affilata e il suo pensiero critico hanno avuto un forte impatto. Una delle sue opere più significative è dedicata alla figura di Totò, per la quale Fofi ha saputo restituire il giusto riconoscimento a questo grande artista, collaborando anche con Franca Faldini, compagna di vita dell’attore napoletano.
Nel mondo del cinema, Fofi è stato un nome riconosciuto e rispettato. È stato scelto da Pier Paolo Pasolini per recitare nel film Uccellacci e uccellini, un riconoscimento del suo valore anche come figura pubblica. La sua analisi del cinema ha abbracciato figure iconiche come Alberto Sordi e Marlon Brando, contribuendo a una maggiore comprensione del linguaggio cinematografico. Insieme a Morandini e Volpi, ha pubblicato nel 1988 una Storia del cinema, un'opera che continua a essere un riferimento per studiosi e appassionati.
l'eredità di goffredo fofi
La carriera di scrittore di Fofi è stata altrettanto prolifica. Tra le sue opere più note si trovano titoli come L'immigrazione meridionale a Torino, pubblicato nel 1964, e saggi più recenti come Elogio della disobbedienza civile (2015) e Il secolo dei giovani e il mito di James Dean (2020). Fofi ha sempre affrontato temi di grande attualità, con un occhio critico rivolto alla società e una penna capace di mettere in luce contraddizioni e sfide.
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha sottolineato l'importanza di Fofi nel dibattito culturale italiano, affermando che il suo approccio ha contribuito a produrre nuovi significati e ha aperto percorsi intellettuali inediti. Anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha espresso il suo cordoglio, definendo Fofi una "voce lucida, radicale e sempre controcorrente" della cultura italiana.
Goffredo Fofi lascia un vuoto incolmabile nel mondo della cultura, un'eredità di pensiero critico e di impegno sociale che continuerà a ispirare le generazioni future. La sua attitudine verso il meridionalismo e la sua capacità di rivedere la cultura popolare come alta cultura sono state caratteristiche distintive del suo lavoro, rendendolo un faro per molti intellettuali contemporanei.